Il 5 giugno saranno disponibili su Netflix i nuovi episodi di Black Mirror, la serie Britannica che ha stregato milioni di telespettatori nei suoi otto anni di vita.
Come è noto si tratta di una serie tv che rompe con gli schemi a cui ci siamo abituati negli ultimi anni proponendo un susseguirsi di episodi scollegati tra loro per quanto riguarda personaggi e ambientazione. Ma un fil rouge a caratterizzare ognuna delle storie proposte c’è ed è la preoccupazione nei confronti delle nuove tecnologie, della vita contemporanea totalmente assorbita dalle dinamiche legate a smartphone e devices vari. Ogni episodio si proietta in un futuro distopico in cui nuove invenzioni tecnologiche (implementate però su oggetti che esistono già oggi) sono le vere protagoniste e mettono in pericolo i personaggi o l’intera società.
Con questa sua struttura in parte ribaltata rispetto alle serie a cui eravamo abituati, Charlie Brooker, l’autore, è riuscito a costruire un nuovo universo narrativo, solido, inconfondibile e qualche volta anche autoreferenziale.
In ogni stagione è infatti presente una puntata costellata di elementi già presentati in episodi precedenti che si intrecciano tra loro fino ad ostacolarsi o influenzarsi a vicenda. Ne è un esempio l’episodio della quarta stagione intitolato Black Museum (non è un caso che il nome richiami il titolo stesso della serie).
Ma la struttura ad episodi autoconclusivi non è qualcosa di totalmente innovativo, lo stesso Brooker ha spiegato di aver preso ispirazione dalla serie La zona del crepuscolo di Rod Serling. Quel che è certo è che la rielaborazione dell’autore, la disseminazione di elementi distopici sulle nuove tecnologie, l’hanno resa quanto mai attuale e per questo travolgente. A differenza dagli episodi de La zona del crepuscolo, comunque, le puntate di Black Mirror durano dai quaranta ai novanta minuti, tempo necessario per svolgere la storia, impregnata di dubbi e paure per il futuro.
Proprio per il carattere incisivo e disturbante degli episodi è lo stesso Brooker a scoraggiare il telespettatore dalla classica scorpacciata - il cosiddetto binge watching - di episodi. “Guardare una puntata è paragonabile all’essere investito” ha dichiarato, e ha quindi sconsigliato farsi coinvolgere in più di un incidente al giorno.
In principio fu un maiale. Il Primo episodio, Messaggio al Primo ministro, è stato il capostipite di uno degli universi narrativi più celebri e perturbanti della tv contemporanea. Il maiale però è stato un elemento incerto, infatti la prima scelta per l’amplesso del primo ministro a reti unificate era una forma di formaggio. Però era scritto che il maiale dovesse essere il protagonista: non vi dice nulla il Piggate del primo ministro David Cameon? Googolate 😛
In Bandersnatch la casa dove Stefan si sposta per le sessioni di psicoterapia reca il cartello «San Juniper». Questo è sicuramente il richiamo più evidente considerato che l'episodio è diventato immediatamente un cult stra-premiato (2 Emmy e 2 Bafta solo per citarne alcuni). Ad oggi le voci di un sequel dell'episodio sono state messe a tacere da Brooker stesso, anche se ha lasciato uno spiraglio aperto per i fan dicendo che non è impossibile che in futuro possa essere realizzata "un'esperienza" che riguardi la storia delle protagoniste.
Non ci resta che augurarvi una buona visione!