Google punta l’attenzione sulle ricerche fatte per la pianificazione delle attività future, sulle immagini e si pone l’obbiettivo di diventare la nostra memoria digitale. Lunedì 24 settembre, per celebrare il 20 anni di attività, google ha organizzato un evento nel quale sono state annunciate alcune novità sul motore di ricerca.
Activity card, ovvero una sorta di deja vu digitale che permette all’utente che effettua la stessa ricerca di ricostruire in modo rapito le informazioni che si sono già acquisite in passato.
Collection invece permetterà di salvare e riutilizzare ricerche passate, in maniera tale che l’utente possa ricostruire e recuperare i dati in maniera più rapida e veloce.
Google Immagini avrà una veste totalmente nuova e sarà implementata la parte di informazioni relative alle immagini, in una maniera molto dettagliata. Questo è un servizio pensato e ideato per lo shopping on line: cliccando su un prodotto si potranno avere le recensioni e consigli da parte di altri utenti.
Anche sul fronte mobile le novità non mancheranno.
Google Storie, frame dal caricamento veloce, ideati per il mercato dell’editoria, con la possibilità di creare contenuti totalmente personalizzati.
Discover è la funzione che sicuramente darà adito a più polemiche: una serie di notizie e informazioni che verranno automaticamente caricate in base alle ultime attività svolte o interessi.
Google si pone quindi non solo come un semplice motore di ricerca ma con queste nuove funzionalità si spinge a voler rendere agevole la ricostruzione di quello che si è già cercato, nell’ottica di una pianificazione nel lungo e medio periodo, puntando su tutte quelle ricerche che periodicamente vengono ri-effettuate (viaggi, salute, acquisti, etc)
“La ricerca non è perfetta e non ci illudiamo che lo sia ma ci impegniamo a renderla ogni giorno migliore”.
Ben Gomes
Google cerca di dare risultati a ricerche che non facciamo, ci vuole fornire anche informazioni di cui non necessitiamo o in una quantità superiore a quella che ci aspettiamo e di cui necessitiamo: Questo incide negativamente sulla nostra autonomia.
Google storie è un esempio: digitando nel motore di ricerca il nome di un soggetto che ci interessa (un canale tv, un periodico, un magazine) oltre alle informazioni dei link ufficiali abbiamo una infinità di prodotti che ci vengono mostrati, ovviamente acquistabili, come se google volesse a forza inserire una cospicua parte di shopping nella sua piattaforma.