Irriverente, eccentrica, audace, ma soprattutto libera e rivoluzionaria: l'opera d'arte rivoluziona il pensiero dominante e, quando con la sua sfrontatezza cerca di sovvertire l'ordine delle cose, interviene la censura.
E' una storia che si è ripetuta spesso negli anni, colpendo le opere di artisti molto differenti tra loro: nel 1564, Paolo IV commissionò a Daniele da Volterra il ritocco delle nudità presenti nel Giudizio Universale di Michelangelo, ritenute oltraggiose.
Nel 1915 i disegni dell'illustratrice Clara Tice vennero confiscati, con l'accusa di essere scandalosi ed osceni.
Impossibile inoltre, non riportare alla memoria la mostra Entartete kunst inaugurata da Hitler nel 1937: lo scopo era quello di esporre al pubblico scherno centinaia di opere cubiste ed espressioniste prima di distruggerle. L'evento ebbe tristemente molto successo, e la mostra accolse più di un milione di visitatori.
Un altro artista oggetto di censure fu Manet: la sua opera “Colazione sull'erba” gli fece guadagnare il titolo di artista oltraggioso e beffardo nei confronti del pubblico. Stessa sorte toccò alle sue opere “Cristo morto con gli angeli” e “Cristo deriso dai soldati”; giudicati troppo contemporanei.
In Austria, Klimt vide censurata l'opera commissionatagli per l'aula magna di Vienna, che mostrava allegorie distorte della Medicina e della Giustizia, giudicate provocatrici e distanti dal pensiero dominante.
Più avanti negli anni, sarà Maurizio Cattelan a guadagnarsi il titolo di artista scomodo, con le sue opere provocatrici e dal forte impatto emotivo: impossibile dimenticare “La nona ora” e lo scalpore che destò nel 1999, e l'istallazione esposta nel 2004 a Milano che raffigura tre bambini fantoccio impiccati a un albero: in quell'occasione, alcuni passanti si precipitarono su un albero con l'intento di rimuoverla.
Nelle ultime settimane, un episodio di censura ha interessato nuovamente le opere di Egon Schiele, uno dei maggiori artisti figurativi del primo Novecento. Nel 1912 venne condannato per le sue opere raffiguranti dei nudi, considerate pornografiche e indecenti: uno dei suoi disegni venne addirittura bruciato in tribunale.
La città di Vienna, per celebrare il centenario della sua morte e di quella di Klimt, ha organizzato una grande retrospettiva in onore dei due artisti, acquistando spazi in tutta Europa per pubblicizzare l'evento.
Tuttavia, la Transport of London, azienda che gestisce le metropolitane di Londra, ha rifiutato sia le stampe originali, ritenendoli inadatti, che la seconda versione proposta, con i genitali oscurati.
Il museo viennese però, ha risposto con arguzia e brillante ironia, coprendo i genitali sui cartelloni pubblicitari tramite una fascia bianca che recita “Ci scusiamo, questi dipinti hanno 100 anni ma sono scandalosi ancora oggi” affiancata da un bollino che invita a vedere l'opera per intero a Vienna e dall'hasthtag #ToArtItsFreedom.
Durante tutta la seconda metà del Novecento, inoltre, l’arte ha spesso cercato di provocare, di rompere l'ordine costituito e di destare scalpore rompendo i tabù ed esasperando la violenza, sia verbale che aggressiva, che giace più o meno latente all'interno della nostra società: gli artisti hanno sfidato le convenzioni sociali, l'educazione incontestabile impartita da scuola e genitori, i divieti, i dogmi religiosi offrendoci nuovi punti di accesso e provocatorie prospettive del mondo in cui viviamo.